[D] Vorrei ritornare un momento sulla stanza accanto alla navata, sempre a Casina, una cappella laterale, dove mi pare tu abbia proposto una riflessione sulla natura del potere, e anche questa scena vede la presenza di un animale molto desueto: credo una civetta delle nevi, impagliata, che tu colleghi alla civetta di Atene, dea della conoscenza. L'uccello è esterno al cerchio delle reti che circondano e racchiudono, ne abbiamo accennato prima, un cerchio di decine e decine di scarpe. Conoscenza che guarda impotente quanto avviene di là dalle reti? Conoscenza/impotenza a modificare la natura umana?
[R] Sostanzialmente hai colto l'essenziale. In Black Circus, l'unico elemento di positività risiede nella figura della civetta bianca che si contrappone al nero generale: la luce, le tenebre. L'animale, trattenuto sullo sgabello da un morsetto di metallo assiste impotente alla cerimonia. Il pessimismo della ragione, lascia un varco di speranza, auspicando maggiore saggezza e buona volontà per modificarsi.
[D] Ti propongo un'ultima riflessione tratta da un breve saggio "Perché guardare gli animali?" di John Berger e incluso nel suo volumetto "Sul guardare" (Milano, 2003): "Nel mondo industrializzato i bambini sono circondati da immagini di animali: giocattoli, cartoni animati, fotografie, addobbi di ogni genere. Gli animali sono una sorgente ineguagliabile di immagini". Ma ora il realismo delle loro riproduzioni, sembra aver esaurito la forza simbolica che gli animali avevano un tempo. E, osserva ancora Berger, il periodo nel quale i nuovi metodi di fabbricazione permisero la manifattura di animali-giocattolo realistici "coincide, più o meno, con la nascita degli zoo pubblici". Tornando al tuo lavoro, forse è grazie ad osservazioni di questo tipo che può essere compreso il rapporto che cerchi fra la scenografia di un sogno infantile e la parodia del sacro (e del potere)?
[R] Un vero e proprio diluvio "animalista" attraversa la comunicazione quotidiana verso i bambini. Le immagini rassicuranti degli animali, umanizzati il più delle volte, accompagnano i loro sogni, i loro giochi in una atmosfera paradisiaca soffice e morbida. La realtà, documentata in televisione, trasforma le informazioni in favola. La fiaba della vita diventa irrealtà verosimile che oltre allo stupore può produrre nausea. L'invasione tocca il quotidiano vivere. Animaletti stampati sui pigiami, sui grembiulini dei bambini, sulle magliette, sugli accappatoi, sui tovaglioli, sulle ciabatte, sugli orologi, sulle scatole dei biscotti e dei colori, sui libri e sui diari di scuola: su tutto! Conviviamo con questo universo di toy animals e animal cartoons; forse ci aiutano a sopravvivere, forse, dagli zoo pubblici, dalle loro gabbie evadono sotto mentite spoglie verso una simbolica liberazione di rivincita. Cocludendo, posso dire, che la presenza degli animali in molti miei lavori non prescinde da quanto affermato. Su questa piccola arca itinerante e immaginosa, accanto a loro, invisibili, o visibili attraverso le loro tracce, o i loro rifiuti, ci sono loro: gli umani.
Fra le installazioni che Giordano Montorsi ha proposto nei suoi recenti appuntamenti nell'emiliano, quella realizzata a Montechiarugolo è contraddistinta da purezza minimalista, da grande equilibrio compositivo. L'elemento caratterizzante il lavoro sono le reti metalliche di recinzione, strutture disposte nello spazio in linee parallele molto serrate. Ma qui le reti nella loro apparente inespressività raccontano molto. Richiamano una terra tormentata che si sta trasformando in un cantiere perenne a causa delle azioni militari di ritorsione contro gli atti di terrorismo, a causa del frazionamento del territorio, a causa della progettata e in parte realizzata costruzione di una nuova cesura fra popolazioni confinanti.
Montorsi accenna alla precarietà del quotidiano palestinese, sospendendo un letto fra le reti di recinzione. E a sottolineare la leggibilità del riferimento a quella situazione di crisi, pone un secondo letto, ridotto alla sola griglia di sostegno, dinnanzi ad una porta così da sbarrare l'ingresso allo spazio. Il letto è decorato con nastri di raso i cui colori sono quelli della bandiera palestinese (nero, rosso, bianco, verde), nastri intrecciati allarete del giaciglio. Niente di più di questo, ma la tensione che si genera fra l'estrema pulizia formale dell'insieme e la quotidianità tormentata a cui evidentemente rimanda, riversano il minimalismo dell'insieme in una lucida riflessione sulla sofferenza contemporanea. 
[6]
continua [1] [2] [3] [4] [5]
|