[D] Il tuo lavoro ha un carattere soprattutto installativo, ma se non erro vieni dalla pittura.
A Cavriago erano presenti dei lavori su carta, insegni Tecniche Pittoriche all'Accademia di
belle Arti di Venezia, quale il ruolo della pittura nella tua formazione e ora nella tua ricerca?
[R] Ho sempre pensato alla pittura come musica del silenzio che mira all'incanto e non
come il silenzio della musica che mira all'incasso. Utilizzo la pittura per fare cose che con le
altre tecniche non é possibile ottenere e viceversa utilizzo diversi strumenti per realizzare ciò
che con la pittura mi é impossibile realizzare. Il mio lungo e decennale apprendistato sui
mezzi espressivi e le tecniche varie mi ha permesso una maggiore libertà operativa, una
maggiore leggerezza espositiva, una maggiore consapevolezza poetica. A questo punto si apre
un capitolo importante della mia esperienza artistica giovanile, Cercherò in breve
di raccontartela. Negli anni '80 conclusa la fase dell'arte concettuale, vengono recuperate
le pratiche manuali più antiche, privilegiando la pittura, che risponde all'esigenza di
rialacciarsi al passato alla storia dell'arte alla memoria. Nasce la consapevolezza del "nuovo"
visto come riscrittura sotto altre forme di cose già scritte, cercando con le forme della
creatività, che altro non sono che affermazioni di senso, un'ottimizzazione intrinseca tendente
alla soggettività che si esteriorizza grazie alla presenza di forze misteriose nell'animo
artistico. L'autore attraversa le esperienze di quanti lo hanno preceduto scrutandole criticamente e
in un modo riflessivo, per poter operare il processo di individuazione soggettiva, penetrando
il luogo della trasformazione, avendone precedentemente colto e raccolto dentro di sé
gli aspetti più rilevanti con le armi del senso: solo così può penetrare nel corpo della pittura.
Nel 1984 inauguro una mostra presso i civici Musei di Reggio Emilia di opere pittoriche che
ha per titolo: "All'interno della pittura," il testo in catalogo è di Giovanni Maria Accame.
Di seguito un'altra mostra che titola "Interminabile pittura. Coesistono in questa fase
della ricerca artistica, due diverse tendenze: quella che afferma la superficialità viaggiando
sopra la pelle della pittura, e quella che ne attraversa il corpo cercando di capire cosa sia
nascosto sotto la sua pelle. Sia rispetto all'arte che alla pittura, questi sono due modi con cui l'artista
si pone rispetto a se stesso, l'ultimo dei quali, porta inevitabilmente alla messa in luce di
quanto nascosto nel profondo. Nel ricercare la pittura nella pittura, si apre una
nuova fenomenologia, che sta sopra alla vita comune, una sorta di interfaccia fra coscienza
umana e il cosmo. In questa visione rientra anche il simbolo che diventa una sorta di ogni
possibile ineffabile. Figure, metafore non sono più solamente segni di linguaggio, ma
entrano anch'esse a far parte dell'universo del simbolo, inteso nel senso di "mettere insieme",
del ricomporre frammenti di realtà separata che diventano un modo nuovo dell'essere
della realtà. Si sente il dovere di rinnovare la visibilità di cio che sfugge al nostro
sguardo, ponendosi nel punto in cui visibile e invisibile si toccano, luogo e "non luogo" sono
tangenti; di liberare le cose dalle consuete relazioni, portarle in nuovi orizzonti dove esistono
nuovi legami tra forma e pensiero, dove la realtà esiste nello svelamento del suo divenire. Di
quel periodo, sul finire degi anni ottanta ricordo tre mostre collettive a cura di Marisa Vescovo
alle quali ho partecipato con dipinti. Nel 1987 a Zagabria, alla galleria d'arte moderna
con, "Tendenze italiane degli anni novanta" a Parma in: "I luoghi dell'atopia", a Savona
in: "Identità per l'arte. Percorsi dell'arte europea dal dopoguerra ai giorni nostri". Di
questo periodo ricordo di aver pubblicato brevi testi poetici sull'argomento, che mi ripropongo
di pubblicarli in un altra occasione. In conclusione ritengo tutte queste mie
esperienze importanti, a tal punto che sono previste e programmate esposizioni e installazioni
che prevedono non solo l'uso del disegno, della fotografia e del video come in alcune mostre
é già accaduto, ma anche, della pittura. Ogni mezzo espressivo, ogni tecnica, é
finalizzata alla migliore riuscita dell'opera stessa sulla base di un progetto, di un idea, di una
intuizione che prevede nella complessità la massima sintesi. Nel mio continuo esercizio di
dimenticarmi e come errante saltimbanco, acrobata e pagliaccio metrapolitano, in questo
viaggio programmato fino ai confini del mondo, fino alle soglie del Nulla, la pittura la esibisco,
a volte come "arma" del delitto, a volte come "dono". 
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