Una nota sul “fluire” del sogno che si fa segno
Giordano non è solo un nome proprio di persona che scaturisce etimologicamente dall’ebraico (Yarden), basato su (yarad, “scendere”) il cui significato è ciò che “scorre” e “fluisce”. Infatti, altre fonti considerano tale nome nella composizione dei suoi due elementi, ruscello e Dan; quest’ultima è la città biblica ora nota come sito archeologico in alta Galilea, il cui nome significa “colui che giudica”. Dan è anche il primo figlio avuto da Giacobbe dalla concubina Bila, schiava di Rachele:
Rachele, vedendo che non le era concesso di procreare figli a Giacobbe, divenne gelosa della sorella e disse a Giacobbe: «Dammi dei figli, se no io muoio!». Giacobbe s’irritò contro Rachele e disse: «Tengo forse io il posto di Dio, il quale ti ha negato il frutto del grembo?». Allora essa rispose: «Ecco la mia serva Bila: unisciti a lei, così che partorisca sulle mie ginocchia e abbia anch’io una mia prole per mezzo di lei». Così essa gli diede in moglie la propria schiava Bila e Giacobbe si unì a lei. Bila concepì e partorì a Giacobbe un figlio. Rachele disse: «Dio mi ha fatto giustizia e ha anche ascoltato la mia voce, dandomi un figlio». Per questo essa lo chiamò Dan (Genesi, 30, 1-6).
La giustizia divina è il potere che realizza il desiderio di maternità di Rachele e che mette in atto il sogno di Giacobbe, uno tra i sogni più noti della stornia dell’umanità, raccontato dalla stessa Genesi due capitoli prima del concepimento di Dan:
Fece un sogno: una scala poggiava sulla terra, mentre la sua cima raggiungeva il cielo; ed ecco gli angeli di Dio salivano e scendevano su di essa. Ecco il Signore gli stava davanti e disse: «Io sono il Signore il Dio di Abramo, tuo padre, e il Dio di Isacco. La terra sulla quale tu sei coricato la darò a te e alla tua discendenza» (Genesi, 28, 10-14).
In questo sogno, il tempo “fluisce” verso l’istante che si fa eterno nell’incontro con il divino e nell’immagine di un dialogo che porta seco il simbolo per eccellenza capace di collegare il tellurico con il celeste: la scala. Essa è il segno che dischiude alla metafora del sogno che si fa spazio umano e divino.
L’immagine della scala è icona e paradigma di un sogno anticipatore; essa è anche il mezzo che ha stimolato e continua a stimolare il cammino degli artisti, dei filosofi e dei poeti che anelano la ricerca del bello come simbolo dell’unione teandrica sotto il segno della creatività.
- Alessandro Di Chiara
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